Dopo il leggendario fiasco della prima del 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma, da oltre due secoli Il barbiere di Siviglia vive invece un trionfale e ininterrotto successo. Questo perché è un'opera così “solida” da sopportare anche le esecuzioni meno felici e, pur essendo storicamente rinchiusa nella gabbia dorata dell'opera buffa, a debita distanza dalle sublimità dello spirito, non ha mai smesso di conquistare il pubblico con i suoi colori cangianti, i colpi di scena e il canto seducente. Il volume ce ne offre un'analisi musicale condotta sul nitido autografo, di certo il modo migliore per capire fino in fondo questo capolavoro che, almeno in apparenza, fa della semplicità il suo punto di forza: semplice è la forma semplice è l'orchestra, dove non esistono vuoti semplice è il canto, che si basa più su ripetizioni che su variazioni ma su tutto regna sua maestà il ritmo. Sono proprio queste le condizioni essenziali per creare una drammaturgia musicale ampia e duratura.