Madre e figlia, Silvia e Valeria, sono le protagoniste dell'ultimo romanzo di Marise Ferro, che le valse, nel 1978, il Premio Stresa di Narrativa. Due donne a confronto, legate affettivamente ma in buona misura sconosciute l'una all'altra. Dopo la morte di Silvia, con cui il romanzo si apre, Valeria compie un'indagine alla ricerca della vera identità della madre un dialogo, dunque, che si compie nell'assenza, con una figura materna bella e altera, anaffettiva sin dall'infanzia, una personalità irrisolta e complessa sospesa tra volontà di emancipazione e pigrizia, indocile e al contempo bisognosa dell'ammirazione maschile. L'analisi di Marise Ferro è, come sempre, lucida e sottile, miracolosamente priva di retorica e sempre attuale.