'Nella gigantesca macchina gerarchica fatta di ben quattordici ranghi che rovesciava da ogni angolo dell'Impero di Pietroburgo valanghe di carta e fiumi di inchiostro, il singolo burocrate (grande, medio, piccolo) non era in grado di percepire il senso del proprio lavoro egli era un ingranaggio del sistema, e il sistema non consentiva vie d'uscita'. In tale contesto, come sottolinea Giovanna Spendel nella sua introduzione a 'Il sosia', nascono gli stati d'animo, generati dal proprio fallimento nelle aspirazioni di ascesa sociale, di Jakov Petrovic Goljadkin, piccolo buracrate, protagonista del romanzo. I suoi meccanismi mentali, che lo inducono a scindere la propria personalità in due entità diverse, un 'io' e un 'tu', gli rendono possibile un paradossale dialogo con il suo 'doppio' sempre più prevaricatore e infido nei suoi confronti. È così possibile seguire le allucinazioni dell''eroe' Goljadkin in un crescendo di situazioni contraddittorie e tragicomiche che Dostoevskij filtra attraverso la propria vena grottesca. Introduzione Giovanna Spendel.