Per la prima volta tradotto in italiano, “L’oscena signora D” è uno dei testi più emblematici e audaci di Hilda Hilst. Al centro del romanzo c’è Hillé – la signora D – una donna che, dopo la morte del marito Ehud, sceglie di ritirarsi a vivere in un sottoscala. Lì si mette a nudo per dar voce a un monologo teso, abissale e lirico insieme. Tra bestemmia e invocazione, memoria e desiderio, Hillé affronta i grandi temi esistenziali dell’assenza e della corporeità in una continua ricerca dell’inattingibile. Il testo, ibrido e sperimentale, alterna prosa, poesia, flusso di coscienza e dialoghi interiori, nello sforzo di raggiungere il reale di una donna il cui corpo è reso quasi disincarnato da un eccesso di domande che non arretrano davanti all’assoluto e in cui le parole tradiscono un’esperienza di voluttà. Con il suo linguaggio potente e densissimo, Hilst mette in scena una discesa negli abissi dell’anima e un confronto senza filtri con le molte maschere di un osceno inteso come ciò che resta fuori dal dicibile, al margine del mondo e del sacro.