PAZZA DI CASA

9788869182402

PAZZA DI CASA

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Ean 9788869182402
TitoloPAZZA DI CASA
AutoreMONTERO ROSA
EditoreSALANI
CollanaROMANZO
Data pubblicazione18/06/2015
Romanzo, saggio, autobiografia. È difficile definire La pazza di casa: è l'opera più personale di Rosa Montero, una delle più grandi scrittrici spagnole contemporanee. Questa è la sua opera più personale, consacrata dalla critica e dai lettori in oltre dieci anni di successo. E il testo in cui affronta - e vince - la sfida più ardua per ogni scrittore, in cui riconosce di non poter vivere senza la scrittura, senza l'urgenza di raccontare la realtà e se stessi. La pazza di casa è un viaggio dietro le quinte dell'immaginazione, della creazione artistica, della memoria è un percorso necessario per ogni essere umano, ma che diventa addirittura obbligatorio per l'artista nel momento in cui comprende che il paradiso una volta perduto si riconquista solo ricreando il mondo con la penna. Quest'opera parla di memoria, di uomini belli, di scrittori odiosi, di notti d'amore e scheletri nell'armadio e come nei romanzi più sublimi, l'immaginazione e la realtà si fondono e scompaiono, assorbite dalla medesima esperienza, personale e universale allo stesso tempo. «Uno scrittore non scrive soltanto con quello che sa, ha imparato, sogna, ricorda e inventa, ma con tutto quello che tiene dentro di sé, e principalmente con quegli incubi che ha seppellito nel profondo del subconscio, perché non ne vuole più sapere e perché è terrorizzato dalla loro esistenza. Per questo, per spiegare il luogo che la vocazione occupa nella vita di uno scrittore, occorre parlare di tutto quello che c'è nella sua vita, senza eccezioni: gli amori e gli odi, le grandezze e le miserie, le bizzarre fobie e le simpatie che disegnano i cruciverba irrisolvibili della personalità umana. Rosa Montero lo fa con aggraziata disinvoltura, attenuando con scintille di ironia e buonumore gli aspetti più scabrosi della sua biografia - il passato hippy, il disordine domestico, le folli passioni della giovinezza». Dalla postfazione di Mario Vargas Llosa.